...per il recupero della memoria storica, per la difesa, il riscatto ed il futuro del popolo meridionale, per una vera rappresentatività politica del Sud...

sabato 30 giugno 2012

Casalgrande( RE) 5 Luglio 2012 Teatro Fabrizio De André, ore 21.00: Spettacolo teatrale "A Sud" di e con PINO APRILE ed EUGENIO BENNATO




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Invitiamo tutti i nostri iscritti e simpatizzanti in zona a presenziare allo spettacolo

 ( PdSUD)

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Ora Legale: A SUD

05/07/2012
21:00a23:00
Teatro Fabrizio De André, ore 21.00 secondo appuntamento con la rassegna  ORA LEGALE. Tema di questa sera è
” A SUD “
di e con  PINO APRILE ed EUGENIO BENNATOEzio Lambiase, chitarra
testi di PINO APRILE con la collaborazione di Raffaele Vescera
musiche di EUGENIO BENNATO
luci Angelo Generali
Con una scelta di testi riadattati per il teatro, dai libri di Pino Aprile (TerroniGiù al SudL’altro Sud) e delle canzoni in cui Eugenio Bennato ha travasato i frutti della sua ricerca musicale e storica (da Brigante se more a Questione meridionale, sino a La taranta del futuro), si racconta come il Mezzogiorno d’Italia fu invaso, depredato, annesso e mai considerato parte davvero integrante del Paese così costruito. Così, l’Italia ha perso la più grande occasione per fare degli italiani un popolo unito e ricco delle sue differenze. Si racconta come fu demolita l’economia del Sud (Consiglio Nazionale delle Ricerche e Ufficio studi della Banca d’Italia dimostrano che non era più povero del Nord); le sue aziende distrutte, anche a mano armata, per non fare concorrenza a quelle del Nord; l’oro delle banche razziato e portato via, come gli arredi e i beni di regge, chiese, case, residenze private.
Il pregiudizio («Andiamo a fare esperienza d’Africa», «Questi sono peggio che beduini») giustificò fucilazioni in massa, rappresaglie, lo sterminio della popolazione e la cancellazione di interi paesi, la libertà di stupro concessa ai bersaglieri. L’opposizione all’unificazione così condotta sfociò in una guerra durata circa dieci anni e gabellata per “Brigantaggio”, anche se a combattere c’erano delinquenti (da una parte e dall’altra) e migliaia di soldati borbonici, fedeli al giuramento fatto. Quando la sconfitta fu evidente, il Sud, per la prima volta nella sua storia plurimillenaria scoprì la via dell’emigrazione. L’unificazione così fatta, contro una parte del Paese, produsse la Questione meridionale che non esisteva e la fa durare ancora oggi: a Sud tagliano le linee ferroviarie (mille chilometri, negli ultimi decenni), i treni diretti Sud-Nord, Matera è l’unica città europea irraggiungibile in treno, mentre miliardi di euro di tutti gli italiani vengono investiti nell’alta velocità solo al Nord; le alluvioni seminano morte in Liguria, Toscana e Sicilia, ma gli aiuti statali e quelli chiesti alla solidarietà nazionale e le accise sulla benzina vanno solo al Nord e zero in Sicilia; per uno studente meridionale, l’Italia spende metà che per uno del Nord e il ministero dell’Istruzione cancella dai programmi dei licei per la letteratura del Novecento, tutti i poeti e gli autori meridionali, inclusi i premi Nobel. Eppure, a sorpresa, migliaia di giovani cosmopoliti, colti e decisi rifiutano di andarsene dal Sud, o persino vi tornano, abbandonando lusinghieri incarichi all’estero e al Nord, e ripartono dalla propria terra, dalla propria storia, per riportare il Mezzogiorno alla dignità violata.E forse cominciare a fare, dopo 150 anni, l’Unità d’Italia, prima che l’Italia si spezzi.

venerdì 29 giugno 2012

Domani, 30 Giugno 2012, Convegno a Bari dei sindaci...


riceviamo dall'Ufficio Comunicazione di Luigi de Magistris e postiamo :



Ore 10, a Bari, partecipazione al convegno "Il Mezzogiorno, risorsa del Paese. Ripartiamo dai sindaci". L'iniziativa organizzata dall'Italia dei Valori si terrà sabato presso l'Hotel Villa Romanazzi Carducci. All'evento parteciperanno, oltre al sindaco di Napoli, anche il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, il sindaco di Bari, Michele Emiliano e di Palermo, Leoluca Orlando

Fonte : comunicazione.demagistris.it

Sud, né scuola né lavoro: 900 mila giovani a spasso



L’assenza di lavoro giovanile resta il principale problema del Mezzogiorno. La conferma arriva dal nuovo rapporto della Banca d’Italia sulle economie regionali, pubblicato ieri dall’Istituto sul proprio sito web. Gli esperti di via Nazionale confermano il momento di forte crisi per l’economia meridionale. “Nel 2011 è proseguito il deterioramento delle opportunità di lavoro nelle fasce di età più giovani – si legge nell’indagine – la quota di occupati sul totale della popolazione con meno di 35 anni è calata di un punto percentuale nel Nord e 1,8 al Centro”. Diversa la situazione degli over 55: “gli occupati con 55-64 anni è cresciuta di 2,2 punti, anche per effetto del progressivo innalzamento dell’età di pensionamento”. Per i giovani tra i 15 e 29 anni il tasso di disoccupazione è pari al 20,5 per cento, più del doppio di quello complessivo e in netto aumento rispetto al 2008 in tutte le macroaree. I giovani inattivi che non studiano e non fanno formazione sono circa 1,5 milioni e rappresentavano il 15,8 per cento del totale. Quasi il 60 per cento risiede nel Sud, dove la quota dei senza lavoro è arrivata al 23,3 per cento (0,5 punti in più rispetto al 2010); al Centro Nord la quota è pari al 10,8 per cento.
I giovani pagano un elevato prezzo per la crisi anche in termini di qualità. Il rapporto della Banca d’Italia rileva che tra i giovani occupati più istruiti, una quota elevata svolge mansioni il cui profilo qualitativo è relativamente scarso: tra il terzo trimestre del 2008 e il secondo del 2011, circa un quarto degli occupati tra i 25 e i 34 anni in possesso di almeno una laurea triennale svolge un lavoro a bassa o nessuna qualifica; la quota era più alta al Centro e nel Nord Est (rispettivamente il 28,7 e il 25,3 per cento) rispetto al Nord Ovest (23,9) e al Mezzogiorno (22,6). Il 32,1 per cento dei giovani occupati laureati svolge inoltre lavori che non riflettevano l’ambito tematico del corso di studi di provenienza (il 27,7 per cento nel Mezzogiorno, a fronte di oltre il 30 per cento nel Centro Nord).
Non solo occupazione, però. Nel 2011 la dinamica dell’attività del Mezzogiorno “è stata più debole” e caratterizzata “da un andamento particolarmente sfavorevole dei consumi, in presenza di una più debole dinamica delle retribuzioni e di peggiori attese sulle prospettive del mercato del lavoro”. “La minore crescita del Centro e del Mezzogiorno ha riguardato in particolare l’industria”, sottolinea la Banca d’Italia segnalando che “il divario negativo di crescita del Mezzogiorno è più contenuto nel settore dei servizi, che nel Sud hanno beneficiato di un maggior impulso del comparto turistico.
A.V.

 Fonte: Il Denaro 

giovedì 28 giugno 2012

Iniziano a Napoli i lavori sulle strade da sistemare...


A NAPOLI

Strade con buche, partono i cantieri:
in via Petrarca si rifà la ringhiera

Fondi sbloccati, si comincia con via Cardarelli,
poi toccherà a Fuorigrotta e Capodichino

NAPOLI — I fondi sono stati sbloccati esattamente un mese fa. E oggi incomincerà una parte dei lavori per il rifacimento e la messa in sicurezza del manto stradale di alcune strade cittadine.
Non è la cifra totale che il Comune di Napoli aveva chiesto che venisse sbloccata dalla Regione, ma è un inizio per incominciare a mettere una serie di punti fermi relativamente alla manutenzione stradale.

I LAVORI - Il 28 maggio scorso l'assessore ai Trasporti della Regione Sergio Vetrella ha sbloccato i primi 2,5 milioni — su 11.3 complessivi — di fondi europei, statali e regionali destinati a nove interventi di manutenzione straordinaria e messa in sicurezza di alcune strade di Napoli. E da oggi si parte con i lavori. Il via al cantiere — che resterà aperto fino al 6 luglio — di via Cardarelli (da via Pietravalle a via Fontana), compreso lo spazio bus antistante l'ospedale.

DA FUORIGROTTA A CAPODICHINO - A partire dalla notte tra il 2 e il 3 luglio e fino al 12 luglio si lavorerà in via D'Antona, via Montesano mentre, a partire dalla prima settimana del mese di luglio, i lavori saranno eseguiti in via Cavalleggeri d'Aosta e via Diocleziano. Identico il periodo di cantierizzazione per via Leopardi e via Santa Maria a Cubito. Infine, a partire dal 15 luglio, lavori in corso in via Arenaccia e Calata Capodichino. Dopo i due ultimi sopralluoghi effettuati in via Petrarca, il 20 e il 25 giugno, sono stati affidati anche i lavori per il rifacimento della ringhiera divelta a causa di un incidente automobilistico in cui persero la vita tre ragazzi oltre un anno fa. E' già in fase di realizzazione — non in loco — la nuova struttura che andrà a prendere il posto delle sbarre divelte e sostituite da nastri segnalatori.

370 BUCHE AL MESE - «Seguendo la programmazione stabilita con i Servizi competenti — spiega l'assessore alla Mobilità e Infrastrutture Anna Donati — partono i lavori per il rifacimento del manto stradale e l'eliminazione delle buche che sono fonte di insicurezza per motoveicoli e automobili. Non ci fermeremo qui: nelle prossime settimane contiamo di poter annunciare ulteriori avvii di lavori stradali». Certo è un solo un inizio, considerando che in città, ogni giorno, si aprono dodici buche. Domeniche e festivi compresi. «In un anno abbiamo registrato 4.417 richieste di intervento — conferma Anna Donati —. Circa 370 buche al mese».

VIA MANZONI IN STAND-BY - Ma è certo che si tratta di un passo importante nel lungo e complesso iter cominciato nel 2009 per ottenere lo sblocco dei fondi. Le strade che hanno ottenuto l'ammissibilità al finanziamento per interventi di manutenzione straordinaria e messa in sicurezza sono — oltre a quelle dove incominceranno i lavori in questi giorni — via Posillipo, via Mariano Semmola, via Leonardo Bianchi, Largo Cangiani, via Pansini, via del Cassano, via Comunale Limitone di Arzano, via Scaglione, via Montagna spaccata, viale Kennedy, viale Giochi del Mediterraneo, via Nicolardi, viale Colli Aminei, via Miano. Gli interventi sospesi riguardano invece via Manzoni-via Orazio, via Ponti Rossi, via Don Bosco.
Fonte : corrieredelmezzogiorno.it

Firma Convenzione RCA Napoli Virtuosa


stamani, 28/06/2012, a Napoli in Comune....




"Mentre in sala Giunta firmavamo la convenzione Rca Napoli Virtuosa, all'assemblea degli industriali a Pozzuoli l'iniziativa veniva menzionata dall'analista internazionale della McKinsey, Roger Abravanel, come esempio positivo di comunità che crede in se stessa!"

Marco Esposito

Fonte : marco esposito

mercoledì 27 giugno 2012

DOMANI CONFERENZA STAMPA SINDACO SU RCA NAPOLI VIRTUOSA



riceviamo notizia/invito dall'Ufficio Comunicazione di Luigi de Magistris e postiamo :


28/06 Napoli, sala Giunta Comunale, Conferenza Stampa: L'Assessore Marco Esposito ed il sindaco di Napoli Luigi De Magistris presentano RCA Napoli Virtuosa


...

Domani, giovedì 28 giugno, alle ore 10.45, presso la Sala Giunta di Palazzo San Giacomo, il sindaco Luigi de Magistris presenterà il progetto Rca Napoli Virtuosa. Alla conferenza stampa prenderanno parte l’assessore allo Sviluppo e alla Tutela dei Consumatori Marco Esposito e Milena Mondini De Focatiis, direttore generale della ConTe.it, che firmerà la Convenzione.

Fonte : comunicazione.demagistris.it

martedì 26 giugno 2012

Sull'esempio dei Borbone...


a proposito di vero o presunto meridionalismo, ma quello che (con tirchieria e malafede intellettuale) era tra le poche cose che una intellighentia intellettuale riconosceva come positiva all'operato dei Borbone, al sindaco - in merito a critiche che abbiamo già letto - manco questo è riconosciuto.....mah!

martedì 26 giugno 2012
Il Real Albergo dei Poveri diventerà una sede di accoglienza per i ’disagiati’ della città. Ad annunciarlo il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che sottolinea come ci siano alcuni nuovi progetti per la struttura costruita da Ferdinando Fuga nel ’49 e voluta da Ferdinando III di Borbone. La struttura monumentale in fase di restauro ospitera’ i senza fissa dimora, gli immigrati e i poveri della città, progetto che rientra nel più ampio piano di sostegno ai poveri di Napoli, che vedrà anche 3 nuove mense pubbliche. "Abbiamo subito un notevole taglio ai trasferimenti economici dal Governo e dalla Regione - ha detto de Magistris - nonostante questo abbiamo mantenuto inalterato il bilancio per le Politiche Sociali, nei prossimi giorni presenteremo le novità per Palazzo Fuga e una sarà il centro di accoglienza, che stiamo realizzando con padre Alex Zanotelli".

Fonte : napolipuntoacapo.it 

il PdSUD di Napoli presenta il nuovo libro di Isaia Sales, il 12 Luglio 2012 alla Treves


un evento organizzato dal Partito del Sud a Napoli

Giovedì 12 luglio 2012 - dalle ore 19:00  alle ore 20:30
Libreria Treves, porticato di piazza del Plebiscito - Napoli
presentazione del libro di Isaia Sales        Napoli non è Berlino


una riflessione condivisa sul bilancio degli ultimi vent'anni
e sulle prospettive politiche ed economiche su cui basare il riscatto del Sud


Incontro con l'autore

NAPOLI NON E' BERLINO (Isaia Sales - Baldini Castoldi Dalai, 2012)

Partiamo dai numeri: 6600 chilometri di strade e 715 di autostrade. In poco più di vent'anni la Germania ha riversato nei lander dell'Est 1500 miliardi di euro. In 58 anni l'Italia concede al suo Sud una somma cinque volte inferiore. I numeri raccolgono un sentimento, una visione, un'idea di nazione. E Isaia Sales illustra la decadenza morale di Napoli e del Mezzogiorno, la stella caduta di Antonio Bassolino, leader meridionale che ha guidato la stagione dei sindaci ma non è stato all'altezza della forza rivoluzionaria della sua investitura, dentro la cornice di ignavia nazionale. Il successo di Berlino, capitale di tutta la Germania, punto geografico dove la riunione dell'oriente con l'occidente si fa sentimento collettivo, diviene anche forza letteraria espressiva, cultura nuova e aggregante. La città italiana invece resta sola e assediata dalle sue colpe. Sales non risparmia nulla a Bassolino, insieme al quale ha conosciuto la mortificazione di un fallimento consistente, senza appello. Non giustifica l'ex leader, ma chiama in causa quegli altri. I compagni di Roma, coloro che guidavano il partito e poi il Paese. E non hanno capito, né aiutato, né vigilato. Se Napoli non è Berlino c'è un perché. (Antonello Caporale - la Repubblica/Cultura 3 giugno 2012)


domenica 24 giugno 2012

L'aragosta e le alici fra Germania ed Europa


di LINO PATRUNO
Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno


Dice la Germania: se andiamo al ristorante e io mangio le alici mentre tu ti fai l’aragosta, l’aragosta non posso pagartela io. A mangiare l’aragosta in tutti questi anni sarebbe stata la Grecia, ma sotto sotto anche Portogallo e Spagna. E vogliamo dirla tutta? Pure l’Italia. Allora i tedeschi non possono dare i loro soldi a chi spreca. Perché loro lavorano eccetera eccetera. Sembra sentire il Nord verso il Sud. E messa così, è difficile ribattere. 

Ma così si può metterla nei dibattiti tv, dove conta la battuta al volo. Quando stai fra amici, e non perché te lo abbiano imposto, si può pagare, come si dice, alla romana, ciascuno per sé, ma qualche volta può capitare di dividere anche l’aragosta. Magari questa volta, la prossima no. 

L’Europa è una comunità che si è data regole comuni ma basate sulla solidarietà: nel senso che conviene a tutti starci, altrimenti non ci starebbero. Ma non può convenire solo quando ne guadagni e tirare calci proprio quando la solidarietà serve. Altrimenti la Germania leghista dice follemente, come ha detto, che la Grecia può pure fallire. E dalla Grecia ricordano alla Germania le stragi naziste nella stessa Grecia. Brutta storia, la parola nazismo. Come brutta storia è sentir dire che la Germania vuole per la terza volta distruggere l’Europa in meno di cent’anni. Le altre due volte ci è riuscita, e ora le guerre sono economiche: la solita “fame di spazi” tedesca. Dobbiamo ammassare truppe al Brennero? 

Però, che in Grecia abbiano assunto migliaia di statali prima di ogni elezione, lo sanno per primi loro. E che abbiano truccato i conti per nasconderlo, sono stati trovati con le dita nella marmellata. Così come tutti sanno che in Spagna hanno costruito all’impazzata sperando nel boom del turismo e vendendo case e alberghetti anche a chi non ha potuto più pagare. E non ne parliamo dell’Italia, spreco da ergastolo: il debito pubblico aumenta di 40 mila euro al minuto, più i furti di Stato, la corruzione, l’evasione fiscale, la politica rapace. E l’ipotesi che un’azienda pubblica come l’Amgas a Bari paghi le pedane per le feste dell’estate: ma se ne ha tanti, perché non ribassa invece le tariffe del gas? 

Ma la Germania in Europa ci ha tanto guadagnato. E continua a farlo. 

Uno: il valore minore dell’euro rispetto al marco le ha consentito di vendere le sue merci a prezzi più bassi, concorrenza non proprio leale. Due: quando ha fatto la riunificazione con l’Est, ha chiesto capitali internazionali a tassi altissimi, tassi che anche gli altri Paesi hanno subìto quando a loro volta hanno chiesto prestiti, così indebitandosi più del dovuto per colpa della Germania. Tre: oggi, più gli investitori mondiali comprano titoli di Sato tedeschi (più sicuri di tutti) senza ricevere un euro di interesse, più gli altri Paesi (Italia in testa) devono pagare interessi altissimi per piazzare i loro. Come dire: la Germania si finanzia e diventa ancòra più ricca a spese degli stessi alleati cui fa la lezione. La crisi degli altri le conviene. 

Se vogliamo ragionare come al Bar dello sport, si può aggiungere un punto quattro: la Germania non dimentichi quanto gli altri europei hanno sborsato per ricostruirla dopo una guerra che essa stessa aveva provocato. E visto che ci siamo, un punto cinque (ma del quale ci dovremmo vergognare noi, non la Germania): rispetto all’Italia, le loro imprese pagano il venti per cento in meno di tasse, pagano quattro volte in meno il credito alle banche, pagano l’energia tre volte di meno e i loro lavoratori hanno un salario doppio. Onesti: sono ricchi soprattutto per questi loro meriti, noi siamo quel che siamo perché siamo degli sciagurati. 

E allora, come sintesi, l’euro. Alle elezioni in Grecia non hanno vinto i nemici dell’Europa, ma l’attacco all’euro continua, nel senso che continua la paura: e i nostri risparmi, se crolla? La Germania dovrebbe spiegare perché, a un certo punto, la sua Banca centrale ha venduto grandi quantità di titoli italiani e greci, facendone precipitare il valore. Ma lasciamo stare. 

Il fatto è che chi ha comprato euro per investire (perché l’euro è stato fino a poco fa più forte del dollaro), cioè i famosi mercati internazionali, ora si chiede che ne sarà dell’euro. E pare chiederlo agli stessi europei: fateci capire cosa ne volete fare. Perché se non lo difendete voi, volete che non ce ne liberiamo noi che abbiamo in euro i nostri risparmi? Li vendono, facendone ancor più scendere il valore e mettendoci nei guai. 

Certo, ci sono gli speculatori che si arricchiscono, ma ci sono sempre stati, e anche da noi. Ma alla domanda del signor Catacchio, che fine fanno i miei soldi, la risposta è nelle mani degli europei. Signora Merkel in testa, se capirà che ingrassare troppo fa male alla salute soprattutto propria: se ammazzi i soci che ti fanno star bene, prima o poi al mondo ci sarà uno più grosso di te che ammazza te.  




Piero Sansonetti non le manda a dire...


Come si può fare il giornalista in modo non sciocco e servile, conoscendo i fatti, e avendo gli attributi per raccontarli....


.. in risposta alle affermazioni di Schifani,secondo cui in Calabria c'è la ndrangheta perchè l'omertà lo permette così replica : ......." la delega “politica ed economica” della quale dispone la mafia, in Sicilia come in Calabria, è una delega che è stata conferita alla mafia e alla 'ndrangheta dalla borghesia del Nord. Proprio così: è stato il Nord, sin dalla costruzione dello Stato unitario, che ha ostacolato in tutti i modi la nascita di una classe dirigente meridionale autonoma, della quale temeva la concorrenza nella gestione del potere, e ha preferito trattare con la mafia, adattare alla mafia le sue politiche clientelari, assicurare alla mafia compiti che spettano allo Stato e poteri reali e risorse, in modo da permetterle di vivere bene, e di amministrare il potere senza sottrarsi alla subalternità al Nord e impedendo comunque la liberazione del Sud.

Tutte quelle storie sulla Calabria criminale, e che esporta criminalità, e tutti questi ragionamenti vecchi vecchi, e francamente un po' stupidi, sull'omerta, forse Schifani non lo sa, ma sono tutti importati dal Nord e sono perfettamente funzionali alla spartizione del potere che prevede il dominio della borghesia settentrionale attraverso lo strumento mafioso."...

Fonte : Fb Michele Bisceglie

sabato 23 giugno 2012

Nuovo referente PdSUD in Alta Terra di Lavoro!




Il Partito del Sud ha un nuovo referente in "Alta Terra di Lavoro", per i comuni di Castelforte - SS.Cosma e
Damiano, il referente è Antonio RosatoE' possibile scrivere a:

castelforte@partitodelsud.eu


In bocca al lupo ad Antonio per la costituzione a breve di una nuova sezione e per trovare nuovi referenti in una zona che è storicamente "Sud" anche se oggi fa parte amministrativamente della Regione Lazio,  in quanto faceva parte della provincia di Terra di Lavoro del Regno delle Due Sicilie.

Il Segretario Organizzativo Nazionale PdSUD
Enzo Riccio

venerdì 22 giugno 2012

Risposta da Sud alla gaffe milanese...



Matera concede la cittadinanza al Dalai Lama  


Se la Milano di Pisapia si è tirata indietro dal concedere la cittadinanza onoraria al Dalai Lama ( i più maligni sostengono che la proposta sia stata ritirata perchè la Cina avrebbe minacciato di disertare l'Expo 2015), la lucana Matera, patrimonio dell'Unesco ''e' pronta a conferire la cittadinanza onoraria'' alla più alta autorità teocratica del Tibet, che sara' nella citta' lucana domenica prossima, 24 giugno.
La città dei sassi, che Mel Gibson trasformò nel set della Passione del suo Cristo, è candidata   a capitale europea della cultura per il 2019 ed annovera tra i suoi cittadini onorari anche Michail Gorbaciov.
Matera dunque città di pace e tolleranza, dove ancora i principi e le idee sovrastano l'olezzo nauseabondo del vitello d'oro. Alla faccia dei ricatti pechinesi.

Fonte : il Lazzaro  www.blog.libero.it

giovedì 21 giugno 2012

"Friarielli & I - Pad" La seconda riflessione di Giovanni Cutolo







       &









Secondo intervento sulla rubrica dal nome esotico, provocatorio e originale di "Friarielli & I-Pad", curata dal nostro Dirigente del CDN prof. Giovanni Cutolo, fatta da suoi brevi testi o da lui riportati o tradotti. 

Andrea Balìa







sullo stimolo della ricerca di Giovanni Cutolo abbiamo rivisto "diligentemente" profilo, vita ed opere, tra cui riletto "Usura", di Ezra Pound. Che fosse una bella "capa" ci sembra superfluo sottolinearlo, così come è  mirabile il lirismo e la forza di "Usura", ma col fascismo crediamo prese una  bella "capata" che va oltre l'appoggio esecrabile. Il nostro Ezra il fascismo lo seguì anche con puntate e  frequentazioni in Italia, e non poteva non sapere o non capire, ma  probabilmente era più affascinato dal decisionismo, una lirica esaltante ed  un'estetica forte pur se da operetta. Pound ha, inconsapevolmente, prodotto un'altra cosa non  buona, con le sue parole consenzienti e di condivisione al fascismo : fare,  senza saperlo, da cattivo maestro a dei veri naziskin  violenti e italiani che popolano un pò di sedi nel nostro paese denominate CASA POUND, dove in suo nome producono idee e comportamenti reazionari e per  l'appunto violenti. 
Cutolo, alle nostre riflessioni, ci ha risposto : "Il vigoroso appoggio di Pound al fascismo è tanto innegabile quanto colpevole. Ma la incomprensibile posizione politica dell'uomo non può, secondo me, essere riportata a danno della sua grandezza di poeta e di appassionato e affascinante economista dilettante, incline alle utopie (per ora) di Gesell e di Douglas. I due lo folgorarono e il fascismo gli sembrò propenso ad applicarne le indicazioni. Non andò cosí. Ma lui, come tutti i poeti, era un uomo e un bambino al tempo stesso. Assolutamente negato nelle relazioni umane e incapace di riconoscere un delinquente da un santo.

Alla fin fine, Pound fu una persona di complessa e schizofrenica personalitá. Io di Pound apprezzo la parte migliore che illumina per la sua potenza e nettezza."


Testo 2

LA POTENZA VISIONARIA E IMMAGINIFICA DELLA GRANDE POESIA

«Il tempo non è denaro, ma è quasi tutto il resto!» Così, negli anni Trenta, il poeta Ezra Pound incitava alla resistenza contro la commercializzazione di tutto quello che nella vita non può essere ridotto a un valore economico, e quindi è veramente prezioso. La sua lungimirante critica dell’economia basata sul profitto a scapito della qualità è stata recentemente riconosciuta come valida addirittura dal New York Times, che poco tempo fa apriva un articolo sulla crisi dei mutui con i versi poundiani del Canto 45: «Con usura nessuno ha una solida casa...», efficaci, secondo l’autorevole quotidiano statunitense, a spiegare perfettamente cosa è successo.
La voce di Pound, contrariamente a quello che la lunga detenzione in manicomio criminale potrebbe far pensare, non è quella di un pazzo isolato, ma fa parte di un vasto ed eterogeneo coro di artisti e intellettuali che, fino alla seconda Guerra mondiale, criticano la speculazione finanziaria - dantescamente chiamata «usura» - mettendo in guardia la società sui pericoli di un’economia lasciata nelle mani dei banchieri.
All’inizio del Ventesimo secolo, Alfred Richard Orage raccoglie attorno a The New Age, la rivista da lui diretta, un cenacolo di scrittori, filosofi e politici anticonformisti che approfondiscono con attenzione i temi economici, dato che «senza economia e senza politica è davvero inutile parlare di cultura». Dalle colonne del settimanale di Orage, due tra le più brillanti penne dell’epoca, Hilaire Belloc e Gilbert Keith Chesterton - l'autore di Padre Brown - lanciano i loro attacchi contro la speculazione di chi, in nome del libero mercato, difende una società composta da pochi sfruttatori e tanti sfruttati.
L’alternativa, secondo loro, è uno Stato «distributivo» - non «collettivista» - in grado di regolare, attraverso i rappresentanti delle categorie produttive, le esigenze della popolazione con la distribuzione delle ricchezze. Proprio sulle pagine di The New Age, nasce e si sviluppa il pensiero economico di Ezra Pound, affascinato dalle teorie economiche del Maggiore Douglas, un economista eterodosso che si guadagnò il rispetto e l’attenzione di Keynes criticando il potere delle banche di creare denaro dal nulla. Le sue analisi affascinarono un numero considerevole di intellettuali, dai poeti Thomas Stearns Eliot e W.C.Williams ai più popolari scrittori di fantascienza James Blish e soprattutto Robert Heinlein, che dedica ben due romanzi alla descrizione di un mondo modellato sui principi del Maggiore Douglas, dove il monopolio del credito è pubblico ed è esercitato a favore dei cittadini. In questa società ideale nessuno è più costretto a lavorare, perché la ricchezza, derivata dall’abbondanza naturale e prodotta dalle scoperte scientifiche, viene distribuita a tutti i cittadini.
Il disprezzo per l’avidità, in quegli anni è molto diffuso, ed è immortalato anche dai versi del poeta irlandese William Butler Yeats, araldo di una società aristocratica modellata sulla forza delle virtù e non sulla prepotenza del denaro, lasciato a chi preferisce «frugare in un cassetto sudicio/ e aggiungere al soldo il mezzo soldo» piuttosto che gioire della vita come fanno «l’operaio, il gentiluomo e il santo».

fonte: convergenze.blogspot.com


CANTO XLV (*)

di EZRA POUND

Contro l'Usura

Con Usura nessuno ha una solida casa
di pietra squadrata e liscia
per istoriarne la facciata,

con usura

non v'è chiesa con affreschi di paradiso
harpes et luz
e l'Annunciazione dell'Angelo
con le aureole sbalzate,

con usura

nessuno vede dei Gonzaga eredi e concubine
non si dipinge per tenersi arte
in casa, ma per vendere e vendere
presto e con profitto, peccato contro natura,
il tuo pane sarà straccio vieto
arido come carta,
senza segala né farina di grano duro,

usura appesantisce il tratto,

falsa i confini, con usura
nessuno trova residenza amena.
Si priva lo scalpellino della pietra,
il tessitore del telaio

CON USURA

la lana non giunge al mercato
e le pecore non rendono
peggio della peste è l'usura, spunta
l'ago in mano alle fanciulle
e confonde chi fila. Pietro Lombardo
non si fé con usura
Duccio non si fé con usura
né Pier della Francesca o Zuan Bellini
né fu la "Calunnia" dipinta con usura.
L'Angelico non si fé con usura, né Ambrogio de Praedis,
Nessuna chiesa di pietra viva firmata: Adamo me fecit.

Con usura non sorsero
Saint Trophime e Saint Hilaire,

Usura arrugginisce il cesello
arrugginisce arte e artigiano
tarla la tela nel telaio, non lascia tempo
per apprendere l'arte d'intessere oro nell'ordito;
l'azzurro s'incancrena con usura; non si ricama
in cremisi, smeraldo non trova il suo Memling

Usura soffoca il figlio nel ventre
arresta il giovane drudo,
cede il letto a vecchi decrepiti,
si frappone tra i giovani sposi

CONTRO NATURA
Ad Eleusi han portato puttane
Carogne crapulano
ospiti d'usura.


WITH USURA

wool comes not to market
sheep bringeth no grain with usura
Usura is a murrain, usura
blunteth the needle in the the maid's hand
and stoppeth the spinner's cunning. Pietro Lombardo
came not by usura
Duccio came not by usura
nor Pier della Francesca; Zuan Bellin' not by usura
nor was "La Callunia" painted.
Came not by usura Angelico; came not Ambrogio Praedis,
Came no church of cut stone signed: Adamo me fecit.

Not by usura St. Trophime

Not by usura St. Hilaire,

Usura rusteth the chisel
It rusteth the craft and the craftsman
It gnaweth the thread in the loom
None learneth to weave gold in her pattern;
Azure hath a canker by usura; cramoisi is unbroidered
Emerald findeth no Memling

Usura slayeth the child in the womb
It stayeth the young man's courting
It hath brought palsey to bed, lyeth
between the young bride and her bridegroom

                  CONTRA NATURAM

They have brought whores for Eleusis
Corpses are set to banquet

at behest of usura.

(*) La traduzione è di Mary de Rachewiltz, figlia del poeta.

WITH USURA riprende un’invettiva shakespeariana.

Giovanni Cutolo

Un anno di Giunta de Magistris: Napoli cambia passo




http://youtu.be/gGG5x8SQwgM

Fonte : luigidemagistris.it

mercoledì 20 giugno 2012

il progetto dell'arena del tennis che verrà realizzato sulla Rotonda Diaz in occasione della Coppa Davis.



Eh..vedrete, non è un 'occasione in più, dopo l'America's Cup, per la città ma solo un'occasione in più per polemizzare, ora partiranno i cani sciolti, i delusi che aspettavano Gesù, gli pseudo meridionalisti destrorsi, ecc...ecc...

presentazione del progetto stadio del tennis

alla rotonda diaz: parlano i progettisti




http://youtu.be/IEWMNbygT3k


Fonte : margherita d'ambrosio Fb

L'identità rispetto al nazionalismo


riportiamo con estremo piacere e condivisione un esaustivo articolo del nostro Segretario Organizzativo Enzo Riccio, che, ancora una volta, cerca di chiarire concetti a noi chiari ma ancora non del tutto ad orecchie poco attente e a velleitarie e farneticanti opinioni :

di Enzo Riccio

Spesso noi del Partito del Sud siamo costretti a ripetere il concetto di meridionalismo "identitario", oltre al concetto di meridionalismo che in genere risulta più semplice spiegare, la cosa forse più complicata è spiegare cosa significa "identità", rispetto a pericolose devianze nazionaliste, che spesso scimmiottano le peggiori esperienza nazionaliste del XX secolo, e vaneggiamenti vari che pensano il mondo si sia fermato nel 1861.

Il concetto di identità è diverso da quello di nazione, una nazione presuppone una comunità che condivide qualcosa di forte con un'aggregazione intorno ad una storia, a volte ad un'etnia e spesso una lingua.

Il Sud è stato caratterizzato, storicamente e non etnicamente, nei secoli scorsi dai tempi di Ruggero il Normanno nel 1100 da due nazioni, quella napolitana e quella siciliana, divise o unite in un unico Stato che come sappiamo è scomparso per una guerra di annessione, una brutale invasione coloniale che dal 1861 ha relegato il Sud a colonia del resto del paese.

Oggi non esiste ne' una nazione napolitana ne' una nazione duosiciliana, prenderne atto vuol dire fare i conti con la realtà lasciando l'"isola che non c'è" alle canzoni di Bennato, sopravvive una nazione siciliana grazie alla natura insulare del territorio e soprattutto alla lingua siciliana oltre che ad una storia specifica di autonomismo, con tratti pure di movimento indipendentista di massa con il MIS e l'EVIS tra il 1943-1946, storia che il resto del Sud non ha mai avuto dopo la rivolta popolare del "brigantaggio" post-unitario tra il 1860 ed il 1870 che fu una vera e propria guerra partigiana.



Altro aspetto fondamentale del Sud continentale è la mancanza di una lingua unica, come avviene per la parte insulare con il siciliano, il napoletano è una lingua riconosciuta dall'UNESCO (ma troppo poco considerata e per anni relegata a dialetto, erroneamente considerata una lingua per ignoranti ed analfabeti) ma non e' diffuso in tutto il territorio, avendo nella Puglia meridionale il salentino e nella Calabria centro-meridionale il calabrese che sono varianti del siciliano. Inoltre le varianti del "napoletano" in Puglia o in Abruzzo, più che nel Lazio meridionale, fanno si che non c'e' una vera e propria unità linguistica nel territorio e per questo basta consultare la carta dei dialetti d'Italia de disponibile sul sito di wikipedia dedicato alla lingua napoletana: http://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_napoletana

Per questo motivo credo che per me oggi l'opzione indipendentista sia velleitaria, tanto più senza un forte braccio politico, a meno che non si consideri l'opzione della lotta armata...ma noi siamo per le soluzioni pacifiche e democratiche per la risoluzione dei problemi.

Se non esiste più una nazione del Sud continentale, non vuol dire che non esiste un'identità meridionale e mediterranea che convive con quel "pensiero meridiano" mirabilmente sintetizzato nell'omonimo libro di Franco Cassano. 

Identità significa conoscere, o per lo meno intuire, recuperare la propria storia e le proprie radici, non per improbabili rivendicazioni nazionaliste, ma per costruire un paese più giusto. Identità vuol dire superare il concetto di "minorità meridionale" e ribaltare i luoghi comuni a partire dalla verità storica, cioè dal concetto fondamentale che la "questione meridionale" è nata con la "malaunità" d'Italia nel 1861 e non prima. Identità vuol dire non ricordare solo le bellezze del Regno delle Due Sicilie, ingiustamente mortificato dalla storiografica ufficiale, ma anche di secoli di storia che con i monumenti greci, normanni, angioini, aragonesi, etc etc...ancora oggi danno lustro alle nostre terre. Identità vuol dire difendere e comporre tutto questo in Italia ed in Europa con delle proposte da XXI secolo, tenendo presente le nostre specificità mediterranee e tornando al concetto di Mediterraneo come "ponte" e luogo di scambio non come "frontiera" rispetto ad altri popoli ed altre civiltà. A questi valori deve guardare il neo-meridionalismo del nuovo millennio per essere un'alternativa forte allo sfacelo politico dei partiti tradizionali del "belpaese", per poter diventare un movimento di massa e non più uno dei tanti piccoli gruppi in perenne lite con altri piccoli gruppi per il capo, il nome, il simboletto, la politica o la cultura, l'indipendenza si o no, etc etc...sono errori che non possiamo più commettere.

Nel momento dell'acme della crisi economica, che ovviamente al Sud morde e morderà sempre più, è arrivata l'ora di prendere una strada chiara ed in modo serio, aggregando quante più persone possibile per un progetto di meridionalismo progressista e rivoluzionario, a cuore caldo e cervello freddo come diceva Nitti. Riprendiamo le grandi lezioni non solo di Nitti ma anche di Salvemini e di Dorso, purtroppo queste idee sono fallite non per la qualità delle stesse ma perché non si sono mai tradotte in un movimento di massa che è necessario per la liberazione del Sud, qualunque sia la meta finale (autonomia o indipendenza) del percorso da fare per un paese diverso e più giusto, dove la latitudine alla quale si nasce non può e non deve essere una condizione di base ostativa o peggiorativa per trovare un lavoro decente o per disporre di trasporti adeguati o per avere delle cure degne nel XXI secolo.





"Non c'è nessuna strada facile per la libertà." 
(da Lungo cammino verso la libertà, Nelson Mandela, 1995) 











Fonte : Enzo Riccio - Segretario Organizzativo del Partito del Sud
           Partito del sud - Roma

Napo, Nauno, Toc, Marrucinum - L'invasione delle "monete locali"



Diverse amministrazioni stanno emettendo buoni sconto al portatore per legare i consumatori ai negozi del territorio. Una reazione creativa alla crisi dei consumi


di FABIO TONACCI e FEDERICA ANGELI

ROMA - Settanta milioni di Napo stanno per invadere Napoli. In Trentino i Nauno hanno colonizzato la Val di Non e la Val di Sole. Gli Scec hanno già conquistato città importanti, da Roma a Crotone, da Firenze a Terni. I Toc si sono insediati a Pordenone, il Marrucinum a Chieti. Banconote "aliene" dai nomi che sembrano scritti dagli sceneggiatori di Star Trek si stanno diffondendo in tutta la penisola. Impropriamente definite monete locali, sono in realtà buoni sconti al portatore, tagliandi stampati con disegni suggestivi e il controvalore in euro. Napo, Kro, Scec, Tau, Thyrus, Toc. L'alfabeto della nuova economia, il tentativo autogestito di reagire alla crisi dei consumi e tenere agganciati i soldi, quelli veri, al territorio.

70 MILIONI DI NAPO
L'ultimo nato è anche il più interessante. La giunta del sindaco di Napoli Luigi De Magistris ha ideato il progetto Napo. Il prossimo autunno stamperà e consegnerà a ciascuna famiglia virtuosa, cioè in regola con le tasse, un pacchetto di 250 Napo dal valore virtuale di 250 euro. Virtuale perché non possono essere incassati, sono validi nei negozi e negli studi professionali convenzionati del circuito. Sono buoni sconto del 10 per cento, al portatore. L'amministrazione napoletana, che ha lanciato un concorso di idee aperto fino al 10 agosto per scegliere i disegni da mettere sui tagli da 1, 2, 5 e 10 Napo (devono essere luoghi simbolo della città), conta di metterne in circolazione entro l'anno almeno 70 milioni. Un volume mai raggiunto in Italia per questo tipo d'esperienze.

Il senso del progetto Napo, che poi è anche quello che sta alla base di tutti i buoni sconto locali, lo racconta chi quel progetto l'ha promosso, l'assessore al Commercio Marco Esposito: "Così rilanceremo il commercio locale - sostiene - portando spesa nella nostra comunità. Nei negozi associati si farà la spesa pagandola per il 90 per cento del prezzo in euro, e per il 10 per cento in Napo. Il venditore che accetta i Napo, li riutilizzerà a sua volta in altri esercizi del circuito". Un modo per fidelizzare il cliente, dunque, perché si acquista sicuri dello sconto. Ma è anche un modo per "strappare" un po' di consumatori agli ipermercati, riportandoli nei negozi del vicinato.

L'idea di Esposito fa un passo ulteriore: "I commercianti che accumulano i buoni, potranno usarli per partecipare ad iniziative di arredo urbano del Comune, beneficiando quindi di un miglioramento del loro quartiere. Ad esempio, se abbiamo la possibilità di sistemare mille panchine, lo faremo nelle aree dove ci saranno più Napo riconsegnati". Napo che, specifica l'assessore, si potranno utilizzare solo in città.

L'ARCIPELAGO SCEC
La "moneta di De Magistris"
, come è già stata ribattezzata, si ispira al modello Scec, i buoni sconto locali in tagli da 0.50, 1, 2, 10, 20 e 50 euro ideati sempre a Napoli nel 2007.

Fonte :  www.repubblica.it

Ecco chi sono questi signori....


IL BLITZ

Riforme, torna l'asse Pdl-Lega
accontonato articolo sul taglio dei deputati

Il Carroccio, con il partito di Berlusconi, riesce a far slittare l'articolo 1 sulla riduzione di senatori e deputati. Data priorità alla norma sul Senato federale. Ira del Pd: "Baratto su semipresidenzialismo". L'Idv: "Non vogliono tagliare i posti"



Dura anche la reazione dell'Italia dei valori. "Non c'entrano niente la forma di stato o quella di governo. Qui si sta parlando della riduzione dei deputati. Siete d'accordo o no? o avete un problema di posti? se avete problema di posti ditelo", ha detto il senatore Luigi Li gotti a pdl e lega. "Si è introdotta una variante- dice Li Gotti- che è finalizzata a non fare la riforma".

Il presidente del Senato, Renato Schifani, ha provato a rassicurare: "L'accantonamento dell'articolo 1 del ddl di riforma costituzionale non può essere interpretato come se non si torni più a trattare della riduzione del numero dei parlamentari, si tratta di un accantonamento tecnico e non di merito". 

Fonte : www.repubblica.it

martedì 19 giugno 2012

Oro blu: un business tutto privato alla faccia del referendum?


Le Regioni regalano alla lobby dell’acqua almeno 122 milioni di euro all’anno
Alessandro Citarella, Segretario Provinciale del Partito del Sud – Napoli

Comuni e Regioni continuano a tartassare i cittadini con tasse e tariffe per quadrare i conti, ma non sembrano essere particolarmente attivi nel farsi pagare le cifre perse attraverso la privatizzazione, di fatto, delle sorgenti pubbliche, permesse da diverse Regioni.  Un rapporto prodotto da Legambiente stima che la perdita per i comuni si aggira attorno ai 122 milioni di euro ogni anno, che va ad arricchire le ditte private che sfruttano le sorgenti pubbliche, in barba alle chiare indicazioni contro la privatizzazione dell’acqua pervenute dai referendum popolari che si sono svolti lo scorso anno.
Il Partito del Sud sostiene che l’acqua è un bene primario non commerciabile e che le indicazioni dei referendum andrebbero attuate in pieno, attraverso le necessarie procedure per riportare sotto il controllo pubblico tutte le fonti d’acqua potabile.  Il Partito sostiene che sarebbe necessario che i Sindaci si muovessero in modo efficiente ed efficace per recuperare ogni euro finito illegittimamente nelle casse delle ditte private.
Si prende atto che, in assenza di una legge nazionale, ogni Regione sembra poter fare ciò che vuole, dove una preoccupante serie di vuoti legislativi e normativi, permette ad alcuni privati di sfruttare con massimo profitto e minimo rischio, un bene che, in diverse sedi politiche e istituzionali, sia stato già definito un bene pubblico.
Attraverso uno studio condotto Legambiente con Altreconomia, si scopre che in alcune regioni, come la Liguria, i canoni di concessione per lo sfruttamento delle sorgenti naturali sono stati stabiliti da regolamenti vecchi di trent’anni o, addirittura, come in Molise, da un regio decreto sabaudo. “Anche in Emilia Romagna, Puglia e Sardegna” si legge nel dossier “le società non pagano un centesimo per l’acqua imbottigliata o estratta, ma versano una sorta di obolo solo per la superficie utilizzata”.
Nel 2006, la Conferenza delle Regioni aveva dato indicazioni per una revisione dei canoni, indicando tre tipologie: da 1 a 2,5 euro per metro cubo o frazione di acqua imbottigliata; da 0,5 a 2 euro per metro cubo o frazione di acqua utilizzata o estratta; almeno 30 euro per ettaro o frazione di superficie concessa. Ma da allora solo tredici Regioni hanno rivisto la normativa e nove di queste “hanno recepito le indicazioni in modo solo parziale o al ribasso”. Il risultato è che le casse pubbliche restano vuote, mentre le società imbottigliatrici continuano a fare profitti eccezionali sulle spalle della collettività, sfruttando un bene pubblico inalienabile, ovviamente con la connivenza dei vertici istituzionali.
Se si ipotizzasse un canone uguale per tutto il territorio di 10 euro a metro cubo imbottigliato (mille litri), secondo Legambiente nel 2010 si sarebbero ricavati ben 122 milioni di euro: appena il 5% del totale dei guadagni annuali delle aziende imbottigliatrici, che in Italia impiegano quaranta mila persone.  In Sardegna, ad esempio, i guadagni passerebbero dai trentaquattro mila euro attuali a oltre due milioni; l’Emilia-Romagna incasserebbe non più gli attuali trentacinque mila euro ma tre milioni e 870 mila euro.
Pochi giorni fa il consiglio regionale del Veneto ha prorogato sino al 2015 le riduzioni del pagamento dei diritti di prelievo, rinunciando a oltre 10 milioni di euro. La Regione Toscana si è “impegnata” a rivedere i canoni verso l’alto, mentre alcuni comuni lombardi hanno “chiesto” a Milano di destinare i fondi alle amministrazioni sul cui territorio ricadono le concessioni o gli stabilimenti di imbottigliamento. Anche la “virtuosa” Provincia di Bolzano figura tra i “sordi”.
Secondo Giorgio Zampetti, coordinatore scientifico di Legambiente, “un aumento dei canoni porterebbe anche altri vantaggi, come l’aumento dei prezzi e il riallineamento dei consumi alle medie europee, ovvero verso il basso. Così si ridurrebbe l’impatto ambientale del business dell’oro blu, che a tutt’oggi prevede l’utilizzo di oltre 350 mila tonnellate di PET (la plastica usata per le bottiglie), per un consumo di 700 mila tonnellate di petrolio e l’emissione di quasi un milione di tonnellate di CO2″.  Si deve, infatti, tenere conto che 78% delle bottiglie utilizzate è di plastica e solo un terzo è riciclato, mentre i restanti due terzi “inquinano”.
Comunque, con l’aumento delle campagne di sensibilizzazione a favore dell’acqua del rubinetto, il consumo pro-capite di acqua in bottiglia è sceso da 190 a 186 litri ogni anno (l’Italia ha il primato europeo).  Nel 2010, la produzione totale è stata di dodici miliardi di litri di acque minerali: il 2% in meno rispetto al 2009, per un calo del giro di affari dei produttori di 100 milioni di euro (da 2,3 a 2,2 miliardi di euro totali).  Questa diminuzione è utile ma non serve a sradicare il sistema di privatizzazione de facto delle sorgenti e del pagamento di canoni irrisori agli enti locali, come invece hanno chiaramente indicato i risultati dei referendum dello scorso anno, permettendo alle società d’imbottigliamento di continuare a fare guadagni enormi, forse contando su rapporti non sempre limpidi fra imprese private e politica.
Abbinata alla necessità di riordinare in senso democratico la gestione di tutto il sistema idrico, e di riequilibrare i rapporti fra pubblico e privato rispetto al rapporto economico con l’industria dell’imbottigliamento dell’acqua, c’è la necessità di garantire che l’acqua del rubinetto sia di buona qualità. Legambiente ha denunciato lo scorso marzo, in occasione della giornata mondiale dell’acqua, che i controlli in Campania sono inefficienti o fuori regola e che il cittadino consumatore non ha le garanzie dovute per la qualità dell’acqua destinata al consumo.
Gli interessi lobbistici prevalgono sul bene comune? Sembrerebbe di sì.  E’ interessante notare che fra le Regioni bocciate dal dossier di Legambiente non c’è alcuna differenza tra centrosinistra e centrodestra.